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Il primo incontro:
non prevede la presenza del bambino – qualora sia un minore a dover effettuare il percorso educativo – per evitare che provi imbarazzo e si senta giudicato o inadeguato. In questa sede, si prosegue il discorso iniziato con la richiesta di un appuntamento: si raccolgono, previa autorizzazione al trattamento dati, precise informazioni circa lo sviluppo evolutivo, il contesto di riferimento, ma anche osservazioni, stati d’animo e sentimenti, di chi quotidianamente gli è accanto.

Secondo incontro:
le informazioni raccolte, saranno utilizzate per offrire adeguate esperienze di conoscenza, al quale, se il bambino è disponibile, parteciperanno solo la psicomotricista ed il soggetto interessato. L’esito dell’incontro, sarà poi rendicontato all’adulto di riferimento, con il quale si prenderanno accordi per gli incontri successivi, sugli obiettivi da raggiungere, come lavorarci in ambiente domestico, e fissare, nel cordo del tempo, alcuni incontri di restituzione dell’andamento del percorso, alla famiglia.

La durata è di circa 50 minuti, con frequenza almeno di una volta alla settimana, per un numero variabile di incontri, non definibile, e condizionato dalla situazione e dalle necessità della persona. E’ preferibile, per i bambini dell’età prescolare, che gli incontri siano fissati di mattina, poiché dispongono di una maggiore concentrazione. Tuttavia, questi dettagli, insieme alle necessità di restituire ai genitori l’andamento dei primi incontri e la stesura degli obiettivi individuali, saranno concordate con la famiglia.

Gli ambienti:
sono ben distinti: vi è una stanza accogliente, più “tranquilla” e luminosa, riservata alle attività più “statiche” dove, in gergo, si “lavora al tavolo”, per aumentare i tempi di attenzione e scolarizzare il bambino, dove si cimentano in travasi, manipolazioni, giochi, attività ludiche, e lavori, quasi esclusivamente di coordinazione oculo manuali, volte allo sviluppo del linguaggio, della relazione, del rispetto del turno e al potenziamento cognitivo.

L’altra stanza, più spaziosa e stimolante, ha cuscini, materassini, palle, palline, cerchi, birilli, scale morbide, stoffe per travestimenti, costruzioni e mattoncini di varie grandezze e materiali, giochi da fare in movimento, strumenti musicali e altri giochi.

Il bambino, all’ingresso della palestra, viene dato il tempo di esplorare giochi e materiali che difficilmente ha a disposizione in altri contesti, poi, viene educato, mano a mano, a utilizzarne solo alcuni tra quelli proposti…

La psicomotricista cerca di interpretare al meglio l’espressività globale del bambino, lo affianca nel percorso evolutivo, è attenta ad offrire esperienze gradite e adatte alla persona e al contesto. Accoglie, ascolta e interagisce con il bambino, ne comprende i bisogni e cerca ed offre i canali giusti per insegnargli a veicolarli: riduce i comportamenti problematici e trova strategie di comunicazione, magari con le immagini o con delle azioni motorie adatte.

Gli effetti sui bambini

I bambini che vivono le attività psicomotorie, attendono gli incontri con grande gioia: i piccoli hanno bisogno di momenti ludici strutturati! In questi contesti possono conoscere meglio sé stessi, le proprie abilità, accrescere l’autostima e interpretare in modo più chiaro il mondo interiore e le proprie emozioni, sotto la guida attenta e presente di un adulto pronto a contenere le sue fragilità. Un contenimento emotivo capace di insegnargli a veicolare le emozioni, con azioni sempre meno immediate, e sempre più adatte, che vadano a strutturare un’identità, sviluppare abilità, ragionamenti, modi di essere e relazionarsi con se stessi e gli altri, in modo più proficuo e adatto al contesto. In sintesi, lo aiuta a passare dall’azione immediata e non ragionata, all’azione mediata dal ragionamento.

Gli effetti sui genitori
Stupore. Meraviglia. Incredulità. Vedono i propri figli felici, che non vedono l’ora di iniziare (e che talvolta fanno i capricci quando devono andare via!). Non si spiegano come sia possibile che giocando si possano imparare regole sociali, a comunicare, ad essere più tranquilli, ma anche curiosi. I genitori sono felici, vedono i loro figli modificarsi, chiedono consigli, modificano abitudini e preconcetti, si affidano, si fidano e diventando parte integrante del percorso educativo.

Provare per credere!