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La psicomotricità è una pratica educativa che, attraverso il movimento e il gioco, scelti in modo specifico, cioè secondo obiettivi prestabiliti, educano, ovvero conducono a organizzare le emozioni, e gli aspetti cognitivi, così che il soggetto, quasi sempre bambino, possa assumere comportamenti ed atteggiamenti più controllati.

Il termine Funzionale indica che, per arrivare agli obiettivi prefissati, si usino le funzioni, ovvero quella serie di abilità, capacità e caratteristiche (modi di essere), proprie e diverse di ogni persona, possano essere valorizzate ed utilizzate, per potenziare quelle che invece risultino carenti, non sviluppate, o assenti.

Come si fa? Raccogliendo informazioni specifiche sul soggetto, sul suo ambiente, sui punti di forza e criticità, osservandolo e proponendo una serie di attività, seguendo indicazioni per età e capacità, per poi elaborarle e formulare un bilancio e fissare degli obiettivi da raggiungere (in accordo con il soggetto o con chi esercita la potestà genitoriale o con il tutore).

Questo metodo, porta inevitabilmente ad un percorso mirato e altamente personalizzato, che non può assolutamente prevedere esercizi che si applicano a tutti indistintamente, ma a Esperienze da vivere, sperimentare e interiorizzare, quindi esula da tutti i metodi meccanici di apprendimento ma passa attraverso l’esperienza condivisa.

L’esperienza condivisa è un’altra caratteristica del metodo: l’educatore (non terapista) è parte integrante dell’ambiente, gioca e partecipa in condivisione alle esperienze (non rime lontano a guardare che gli esercizi siano fatti bene), ma aiuta e sostiene e accoglie il soggetto durante le attività.

La Relazione è parte centrale e fondamentale di questo metodo. Per questo è aperta a tutti, perchè tutti siamo esseri relazionali, tutti necessitiamo esprimerci, di farci capire e di essere accettati, ad ogni età e condizione, anche se non si possiedono le consuete capacità di comunicazione (verbale o gestuale).

IN QUALI CASI è necessario un intervento psicomotorio?

  • Per i più timidi e insicuri, con l’obiettivo di potenziare la fiducia in se stessi e le capacità relazionali;
  • per bambini particolarmente vivaci che faticano a concentrarsi, a contenersi a livello motorio e relazionale;
  • per bambini con particolari sindromi, condizioni e disturbi, come per esempio nel ritardo cognitivo (mentale) o, per soggetti che sono nello spettro dell’autismo,
  • nelle difficoltà di comunicazione in generale e del linguaggio,
  • difficoltà relazionali e/o comportamentali,
  • nella disprassia,
  • ritardo dello sviluppo psicomotorio del bambino (quando non vi è un progressivo accrescimento delle capacità e abilità del bambino, rispetto a tappe evolutive ben distinte, motivo per il quale presenta un difficile adattamento alle capacità di vita quotidiana e sociale),
  • per ampliare o mantenere le capacità cognitive e motorie (sia fino manuale che di movimenti globali) che permettano di mantenere le autonomie quotidiane.